Il caro-tassi di interesse appesantisce i debiti: rischio insoluti per famiglie e imprese

In questi anni di pandemia il credito alle famiglie e alle imprese non si è fermato, grazie ai bassi tassi di interesse e alle garanzie pubbliche decise dai governi. Ora però i tassi stanno aumentando e l’aggravio sulle rate, che per i mutui casa è anche di 100 euro al mese, mette in difficoltà tanti debitori. Serve un’iniziativa urgente verso le banche e l’aiuto degli sportelli sul sovraindebitamento aperti in molte parti d’Italia.

I prestiti totali erogati dalle banche a famiglie e imprese in tutta Italia ammontano a maggio 2022 a 1.342 miliardi di euro, 81 miliardi in più di fine 2019, ultimo anno prima del Covid, con un incremento del 6,2% (ndr. elaborazione del sindacato Fabi su dati della Banca d’Italia). In particolare, i prestiti alle famiglie sono cresciuti del 6,7% a quasi 673 miliardi di euro e, al loro interno, i mutui per la casa hanno visto un balzo del 9% da 383 a 417 miliardi di euro, 34 miliardi in più.

Nel periodo della pandemia, quindi, nonostante la frenata dell’economia, i bassi tassi di interesse praticati dalla Banca Centrale Europea e le garanzie pubbliche sui crediti decise dal governo hanno mantenuto vivo il mercato dei prestiti e dei mutui.

Ora però le cose cambiano perché il credito sta rincarando. La Bce ha aumentato il tasso di interesse di riferimento, quello dei depositi delle banche presso la banca centrale, da zero allo 0,75% a partire dal 14 settembre scorso. A cascata questo aumento porta all’aumento dei tassi sui prestiti e sui mutui erogati dalle banche a famiglie e imprese. Sui nuovi mutui casa e sui mutui in corso a tasso di interesse variabile, i calcoli dicono che la rata mensile potrebbe aumentare anche di 100 euro, più di mille euro l’anno di maggiori costi che si aggiungono ai rincari delle bollette e all’inflazione generale.

Il parametro da guardare si chiama Euribor, è il tasso di interesse a cui le banche si prestano il denaro sulle piazze europee. L’Euribor a tre mesi è il più diffuso parametro che gli istituti bancari utilizzano per i mutui a tasso variabile, quelli dove gli interessi da pagare non sono stabiliti all’inizio, una volta per tutte, ma dipendono appunto dalle condizioni di mercato.  L’Euribor a tre mesi a giugno era addirittura negativo: -0,20%. È il risultato della politica dei tassi bassi seguita negli ultimi anni dalla Bce. Quindi un mutuo a tasso variabile stipulato a giugno poteva avere un tasso dell’1,80%, inferiore al 2%. A fine luglio però l’Euribor a tre mesi era già salito allo 0,23%. A fine agosto era a 0,65%. Ora, a settembre, ha superato l’1%: significa che per un mutuo a tasso variabile, il tasso d’interesse è balzato in poche settimane da meno del 2% a oltre il 3%. E la crescita non pare destinata ad arrestarsi.

«Il nuovo contesto con cui dobbiamo confrontarci, dopo l’aumento dei tassi deciso dalla Bce, può provocare effetti negativi – afferma il segretario nazionale della Fabi Lando Maria Sileoni – l’incremento dei tassi deciso dalla Bce ha l’obiettivo di contrastare l’aumento dell’inflazione, ma allo stesso tempo metterà in difficoltà le famiglie sia per quanto riguarda il pagamento delle rate dei mutui a tasso variabile già erogati, che subiranno progressivi incrementi, sia per quanto riguarda l’accesso a nuovi prestiti, che avranno costi maggiori».

 

Occorre una iniziativa urgente nei confronti delle banche perché l’aumento del costo dei debiti non porti a insoluti e mancati pagamenti di famiglie e imprese. E serve l’aiuto degli sportelli sul sovraindebitamento nati in tante parti d’Italia nell’ambito del Progetto Riparto, promosso da Acli, Movimento Consumatori, Rete Italiana di Microfinanza, e nelle iniziative di formazione e accompagnamento che vedono impegnata Microfinanza.

 

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